INFORMAZIONI E CARATTERISTICHE

Isola del Giglio


A volerla cercare su una cartina geografica risulta difficile trovarla eppure avvicinando un pochettino il naso alla carta plastificata, precisamente in direzione di quell’area geografica denominata Toscana e ancora più precisamente in quell’area geografica all’interno della Toscana denominata Maremma, puntando i naso sulla Sardegna e gli occhi in direzione delle coste di Monte Argentario a, precisamente, 11 miglia (13 km) da Porto Santo Stefano, che sulla cartina corrispondono al diametro di uno stuzzicadenti, si può scorgere una macchiolina elissoide, il cui asse ha direzione NNO e SSE denominata, forse dai geografi, forse dagli storici o forse dagli antichi romani o forse dagli abitanti stessi, Isola del Giglio.
La quale isola, nella piccolezza dei suoi 21,2 kmq di superficie è, dopo la sorella maggiore e ben più famosa Isola d’Elba, la più estesa dell’Arcipelago Toscano.

Le dimensioni ridotte non limitano però le varietà morfologiche dei paesaggi. Arrivando a Giglio Porto e la vista della schiera di casette colorate del piccolo paesetto, situato ai piedi di un monte dai ripidi pendii rocciosi, da l’impressione di essere arrivati in un luogo desolato dove è impossibile ogni coltura. I i ripidi pendii, vestiti solo di nuda roccia, fanno parte di una dorsale granitica che raggiunge la sua altezza massima, 498m sul livello del mare, proprio al centro dell’isola sul poggio della Pagana. Poggio riconoscibile grazie ad una croce in ferro battuto lì posizionata, ovviamente, dall’uomo come segno della sua presenza, più che della presenza del divino, come se la sua presenza non bastasse a certificare la sua presenza stessa, o forse per cercare di raggiungere la fatidica cifra di 500 mt che segna il passaggio da collina a montagna. La dorsale continua verso sud attraverso i poggi di Castellucci e Terneti. Andando in direzione Nord invece, la dorsale devia verso est, verso il Poggio della Chiusa. La repentina deviazione della dorsale lascia spazio alla valle del Santo che si trova al di là del promontorio del Lazzaretto,una valle ricca e fertile di vigneti, oliveti, ed un tempo alberi da frutto.

L’intera isola è un grosso ammasso di granito, per il 90% ancora selvaggia e attraversato da una fitta rete di sentieri percorribili a piedi; da fatta eccezione per i promontorio del Franco, situato proprio sopra Giglio Campese, nel versante di ponente, la cui natura è calcarea. Mentre il resto dell’isola era costellato da cave di granito pregiato, qui dalla parte del Campese si estraeva dalla miniera la Pirite la cui particolare composizione chimica dona alla spiaggia del Campese il suo caratteristico colore rosso e alle rocce, a nord della baia, il colore scuro delle rocce vulcaniche.

Le numerose valli ricoperte di macchia mediterranea, dalla ginestra e il mirto, dalla malva e dal rosmarino, che dalla dorsale scendono a dirupo sul mare, formano ora anfratti rocciosi, grotte, in cui nascondersi dalla massa e insenature scogliose da scoprire per mezzo di una barchetta e più raramente piccole spiagge di una sabbia color oro: le Caldane, le Cannelle, l’Arenella sulla costa di levante e la già citata spiaggia del Campese a ponente.

Ma ciò che veramente uno non si aspetta di trovare sopra un piccolo scoglio, situato ad una longitudine media di 42° e 30′ ed una longitudine est di 10° e 55′ del Mar Tirreno, è anche il vero tesoro di quest’isola: il borgo medioevale di Giglio Castello. Il paese più antico e più abitato che dal mare si trova lontano 7 km, custode di antiche tradizioni contadine segno che qui un tempo la terra era viva e fruttuosa e col mare conviveva ed il poco che c’era costituiva un tutto, un ecosistema, un mondo, un universo a sé stante abbastanza lontano dalla costa da essere indipendente, abbastanza vicino da esserne legato. Oggi scenografia perfetta per le notti di teatro e di musica, per le cantine aperte, perché nascano a chiunque passi da qui i due sentimenti opposti di odio e amore caratteristici di ogni isolano, per questa terra aspra e schietta, che danno vita a due desideri opposti di partire sempre e sempre tornare. Chi è nato su un’isola e chi di un’ isola si è in qualche momento innamorato sa che mai più ci si libera da questo permanente conflitto: sognare sempre, quando si è qui un altrove lontano e sconosciuto e una volta raggiunto e scoperto, desiderare di tornare in quella casa che è già un altrove, per poter poi di nuovo ripartire.